
Oggi, si pretende di aver il diritto ad un futuro migliore senza avere la consapevolezza di doverlo conquistare.
 Purtroppo viviamo in una società dove il 90% dei “lavoratori” sono semplicemente “titolari di un impiego”, “pretendenti di diritti” che non si concentra sul proprio lavoro ma sulla previsione del guadagno. Oggigiorno si vuole guadagnare e non lavorare, un contesto paradossale e non accettabile per un paese come l’Italia la cui repubblica è fondata sul lavoro.
Purtroppo viviamo in una società dove il 90% dei “lavoratori” sono semplicemente “titolari di un impiego”, “pretendenti di diritti” che non si concentra sul proprio lavoro ma sulla previsione del guadagno. Oggigiorno si vuole guadagnare e non lavorare, un contesto paradossale e non accettabile per un paese come l’Italia la cui repubblica è fondata sul lavoro.
Sicuramente, questi miei punti di vista erano condivise anche da Sergio Marchionne (Chieti, 17 giugno 1952 – Zurigo, 25 luglio 2018) che si vide costretto a trasferire all’estero la maggior parte della produzione della più grande industria italiana. IL manager italiano, poco prima del suo prematuro decesso, contestò quest’era dei “contestatori”, quel 1968 nato da spinte “condivisibili” ma che ha di fatto trasformato l’Italia e il mondo occidentale nel regno dei diritti senza i doveri:
“Tutti noi, tutti coloro che vogliono un’Italia migliore hanno l’obbligo di fare qualcosa per cambiare le cose. A volte nel nostro paese ho l’impressione che ci sia un atteggiamento passivo nei confronti del presente, un atteggiamento che sta sgretolando uno dei pilastri del nostro stare insieme del nostro modo di guardare al futuro. E’ come se si prendesse di aver diritto ad un domani migliore senza essere consapevoli che bisogna saperlo conquistare. Io sono professori di storia nel di sociologia ma mi è capitato ogni tanto di pensare da dove nasca tutto ciò, la risposta che mi sono dato e che in modo paradossale ogni tanto le grandi conquiste portano risvolti imprevedibili o non voluti. E così è successo nel 68, movimento di lotta pienamente condivisibile che ci ha permesso di compiere enormi passi avanti nelle conquiste sociali e civili, ha avuto purtroppo un effetto devastante nei confronti dell’atteggiamento verso il dovere. Oggi viviamo nell’epoca dei diritti: diritto a posto fisso; a salario garantito; al lavoro sotto casa; il diritto di urlare e a sfilare; il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati ma se continuiamo a vivere di soli diritti e diritti moriremo. Perchè questa evoluzione della specie crea una generazione molto più debole di quella precedente senza il coraggio di lottare ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa , una specie di attendismo che è perverso ed è involutivo. per questo credo che dobbiamo tornare un sano senso del dovere alla consapevolezza che per avere bisogna anche dare bisogna riscoprire il senso e la dignità dell’impegno il valore del contributo che ognuno può dare al processo di costruzione della oggi e soprattutto nel domani.” (Sergio Marchionne)
Guarda il video del discorso di Sergio Marchionne





