OGGI MORIVA TOTO’

“Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire”. (Totò).
Oggi moriva Totò (Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967). Totò è nome d’arte di “Antonio Griffo Focas Flavio Dicas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli,di Cicilia, di Tessaglia,di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo”, più semplicemente Antonio De Curtis. Disse per i suoi titoli: “Tengo molto al mio titolo nobiliare perché è una cosa che appartiene soltanto a me… A pensarci bene il mio vero titolo nobiliare è Totò. Con l’altezza Imperiale non ci ho fatto nemmeno un uovo al tegamino. Mentre con Totò ci mangio dall’età di vent’anni. Mi spiego?” (Totò).
E’ stato un attore, commediografo, paroliere, poeta e sceneggiatore italiano. Soprannominato “il principe della risata”, è considerato uno dei più grandi interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Totò fu protagonista in tutti i generi teatrali, con oltre 50 titoli, dal variété all’avanspettacolo, alla “grande rivista” di Michele Galdieri.
– Dal 1937 girò 97 film e 9 telefilm in televisione.

– Nel 1922, a 24 anni, si trasferì a Roma con la madre e in un primo momento ottenne alcuni ingaggi in compagnie di basso livello. Dopo un breve periodo di disoccupazione venne però notato da Giuseppe Jovinelli, titolare del teatro omonimo, dove iniziò a esibirsi in imitazioni e balletti musicali comici che ottennero un grande successo di pubblico. Il suo successo crebbe sempre di più con lo stesso costume di scena che lo accompagnò fino alla fine: il cappello a bombetta, il tight troppo largo, la camicia col colletto basso, la stringa come “farfallino”, pantaloni “a zompafosso” e un paio di calze colorate su scarpe basse e logore.
Il suo modo di recitare è unico. La sua capacità di rendere al meglio l’espressione di uomo affamato e mai sazio è data dalla sua voglia di mettere in scena la povertà, e rappresentarla con la sua faccia peggiore: la fame. Totò infatti affermava sempre che l’attore, per recitare come tale, deve andare in scena sempre prima di mangiare.


Nausica Baroni