Con “Regno d’Italia” si intendono stati monarchici la cui sovranità territoriale appartiene alla penisola italiana e il suo governatore venne incoronato “Re d’Italia”.
Già, nel 1860, il Ducato di Parma, il Ducato di Modena ed il Granducato di Toscana votano dei plebisciti per l’unione del Regno. Nello stesso anno vengono conquistati dai piemontesi il Regno delle Due Sicilie, tramite la Spedizione dei Mille, e la Romagna, le Marche e l’Umbria, appartenenti allo Stato della Chiesa. Mentre il Nizzardo e la Savoia vengono ceduti alla Francia. Nel 1861, il Regno di Sardegna, ha dato vita al Regno d’Italia, un regno che coincideva con gran parte della penisola italiana.
Vittorio Emanuele II, con la prima convocazione del Parlamento italiano del 18 febbraio 1861 e la successiva proclamazione del 17 marzo, diventa il primo Re d’Italia.
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Tutti questi territori vengono uniti ufficialmente al regno tramite “plebisciti”, termine che ha origine dall’antica Roma con il significato di “interrogazione alla classe sociale dei plebei”. Nel diritto romano per il “plebis scitum” si intende la deliberazione della sola plebe riunita nei “concilia plebis”.
Il giurista romano “Gaio” dà la seguente definizione di plebiscitum comparandolo all’istituto della Lex:
“Lex est quod populus iubet atque constituit; plebiscitum est quod plebs iubet atque constituit – La Legge è ciò che il popolo comanda e stabilisce. Il plebiscito è ciò che la plebe comanda e stabilisce”.
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Nel 1866, dopo cinque anni, con la Terza guerra di indipendenza, vengono aggiunti al regno il Veneto e Mantova, presi dall’impero austro-ungarico.
Nel 1870, con la presa di Roma, al regno viene aggiunto il Lazio, incorporando definitivamente lo Stato della Chiesa.
Nel 1871, con legge 3 febbraio 1871 n. 33, Roma viene dichiarata ufficialmente capitale d’Italia. Precedentemente erano state prima Torino e poi Firenze.
Dal 1878 al 1900, seguono i regni di Umberto I, ucciso in un attentato dall’anarchico Gaetano Bresci, e dal 1900 al 1946 Vittorio Emanuele III fu il monarca del regno d’Italia.
Nel 1919, dopo la Prima guerra mondiale, vengono uniti il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria, e Zara. Nel 1924, viene unita al Regno Fiume (Croazia).
Nel 1922, la monarchia non reagisce alla presa del potere da parte del Benito Mussolini, che nel giro di pochi anni trasforma il regno in una dittatura. Nelle colonie, il regno d’Italia prima consolida il suo dominio in Libia e poi, nel 1935, conquista l’impero etiopico, ragione per cui Vittorio Emanuele III viene proclamato imperatore d’Etiopia.
L’Italia, nel 1939, sotto il regime fascista si spinge verso l’Albania per “rimanere al passo” della Germania di Adolf Hitler di cui era alleata e Vittorio Emanuele III aggiunge ai suoi titoli quello di Re d’Albania.
Successivamente, l’Italia, allo scoppio della II guerra mondiale, per la sua debolezza militare si proclama neutrale. Ma, nel 1940, Benito Mussolini nonostante che era consigliato di non entrare in guerra, decide di entrare in guerra a fianco della Germania. Iniziano così gli insuccessi e disagi dell’Italia, cose che compromettono il rapporto fra popolo e fascismo.
Nel 1943, il fascismo cade e il re riprende per breve tempo il suo ruolo politico come guida dello Stato. Presto, l’invasione nazista in Italia costringono Vittorio Emanuele III alla fuga con tutto il suo governo, compromettendo così definitivamente, agli occhi degli italiani, la sua imagine del monarca.
Successivamente, il 2 giugno del 1946, nonostante il ritiro di Vittorio Emanuele III in favore del figlio Umberto II, prima come reggente durante la fase finale del conflitto e poi come Re, la monarchia perde il referendum istituzionale.
Dopodiché il “regno d’Italia” si trasforma in “Repubblica Italiana”, concludendo così, dopo 85 anni, la storia del regno d’Italia. Come conseguenza, i Savoia vengono esiliati dalla repubblica fino alla riforma costituzionale del 2002.
David Zahedi